dall'omelia di domenica 23 novembre 2014

"Qui sta la grazia di questa parola che Gesù consegna alla nostra libertà, nel rivelarci in anticipo ciò che è in gioco nell’amore concreto per i fratelli bisognosi per cui possiamo guardare ai “poveri” nei tanti volti che assumono e che incrociano la nostra vita, in una luce nuova, come visita di Cristo che chiede d’essere accolto, ospitato, amato: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Di nuovo ci troviamo di fronte a qualcosa di originale, rispetto all’immagine del giudizio finale di Dio, ben presente non solo nella fede d’Israele, ma anche in altre esperienze religiose, perché qui c’è uno sguardo carico di tenerezza e di passione per il bene dell’uomo concreto, segnato da sofferenze e povertà, insieme al riconoscimento amoroso del Signore, che ha il volto unico e inconfondibile di Gesù: proprio nella narrazione che seguirà della passione e morte di Cristo, potremo riconoscere un re scandaloso per il mondo, un re povero e umiliato, deriso e condannato, percosso e nudo, alla fine crocifisso, un re che, ora vivente nel suo corpo risorto, prolunga la sua passione nei fratelli più piccoli, sofferenti e feriti dalla vita...

Come dimostra la storia della santità, i più grandi testimoni della carità sono stati proprio i santi, uomini e donne innamorati di Cristo, e in Lui, innamorati degli uomini, capaci di una dedizione sconfinata e realmente miracolosa.

Sapere che nei piccoli siamo visitati da Cristo, che in loro tocchiamo “la carne sofferente di Cristo” (Papa Francesco), è sorgente inesauribile di un dono commosso e gratuito di sé, tutto desideroso di condividere il grido, spesso silenzioso, dei poveri, degli umili, dei sofferenti."

Tradizionale cena a base di Stoccafisso

Cari Amici,
come da tradizione, il sabato dopo la Colletta Alimentare, ci sarà la cena a base di Stoccafisso.

Nel volantino, ci sono tutte le modalità di iscrizione (obbligatoria) per la cena (mail, messaggio, whatsapp, telefonata...), chiediamo di effettuare l'iscrizione avendo cura di indicare il nome dei singoli partecipanti e, indifferentemente dall'età, il "Menù bambini" o "Menù Stoccafisso" scelto da ciascuno.

Inoltre, per chi lo desidera, c'è la possibilità di prenotare i tavoli, per la prenotazione tavoli occorre essere già organizzati in gruppo da 8, 10, 12 o 14 persone. 

In attesa di vedervi numerosi (e prenotati...) vi salutiamo cordialmente.                                                                                                                                  
                                                   Gli amici dell'Oratorio

Incontro 27 novembre 2014

“Le circostanze sono la modalità attraverso cui il mistero ci chiama, ci tira fuori dal nulla, ci preferisce.” Attraverso le circostanze Dio ci chiama e ci fa capire qual è il nostro compito nel modo. Vogliamo continuare il nostro dialogo chiedendoci: come vivi le circostanze? Come non essere in balia delle circostanze? Sono per te delle occasioni per fare esperienza di Dio che ti chiama?

Ci troviamo giovedì 27 novembre 2014 alle ore 21.10 presso il Salone dell’Oratorio Parrocchiale

Il Parroco
Sac. Giuseppe Culoma

Incontro 22 novembre 2014

Cari genitori, Vogliamo continuare il nostro dialogo riflettendo insieme sul brano che trovate di seguito. Ci troviamo sabato 22 novembre 2014 alle ore 15.10 presso il Salone dell’Oratorio Parrocchiale

Il Parroco
Sac. Giuseppe Culoma

SOLITUDINE 

Un importantissimo suggerimento ci viene dalla situazione degli apostoli narrata nei versetti 9-11 del primo capitolo degli Atti. Cristo se ne è andato, e loro rimangono li, fermi, a bocca aperta - la loro speranza se ne è andata -, scende su di loro la solitudine come sulla terra l'oscurità e il freddo appena il sole è tramontato. Più scopriamo le nostre esigenze, più ci accorgiamo che non le possiamo risolvere da noi, né lo possono gli altri, uomini come noi. I1 senso di impotenza accompagna ogni seria esperienza di umanità. 
       È questo senso dell'impotenza che genera la solitudine. La solitudine vera non è data dal fatto di essere soli fisicamente, quanto dalla scoperta che un nostro fondamentale problema non può trovare risposta in noi o negli altri. 
       Si può benissimo dire che il senso della solitudine nasce nel cuore stesso di ogni serio impegno con la propria umanità. Può capire bene tutto ciò chi abbia creduto di aver trovato la soluzione di un suo grosso bisogno in qualcosa o in qualcuno: e questo gli sparisce, se ne va, o si rivela incapace. Siamo soli coi nostri bisogni, col nostro bisogno di essere e di intensamente vivere. Come uno, solo, nel deserto, l'unica cosa che possa fare è aspettare che qualcuno venga. E a risolvere non sarà certo l'uomo; perché da risolvere sono proprio i bisogni dell'uomo.

Avviso Allerta Meteo


Causa cattivo tempo, sono sospesi per oggi, l'incontro di catechismo e le successive attività dell'Oratorio (gioco, laboratorio teatrale dei bambini e cavalieri)

Incontro con Francesca Consolini

Durante la giornata delle Famiglie abbiamo incontrato l'Avv. Francesca Consolini, postulatrice della causa di beatificazione del Servo di Dio Carlo Acutis


Carlo Acutis e le sue parole di vita

Domenica pomeriggio, durante la giornata delle famiglie, incontreremo l'avvocato Francesca Consolini postulatrice della causa di beatificazione di Carlo Acutis, sarà l'occasione per conoscere meglio la vita di questo ragazzo e la sua esperienza di fede. Possiamo iniziare qui a leggere qualche aneddoto...


Carlo risveglia la ricerca di armonia nelle persone che incontra e per questo tanti ragazzi possono rispecchiarsi. La vita può essere breve ed è per tutti fragile, ma per Carlo andava vissuta nella sua pienezza senza sprecarla. Ripeteva: «Non io ma Dio» per indicare una vita che si de-centrava, usciva da sè per incontrare il suo Altro. Insomma essere se stessi davanti al proprio creatore e Signore.

Gli piaceva ripetere: «Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie». E ancora: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso se stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio». Si domandava: «Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano invece della bellezza della propria anima». È diventata famosa la sua frase: «L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!».

Dagli scritti e dalle riflessioni di Carlo, l’Eucaristia è anzitutto il «sacrificio» di Dio in favore dell’uomo. Una convinzione che lo porta a vedere il mondo con gli occhi di Dio. Il suo amore per l’Eucaristia può essere espressa in una frase: «Più Eucaristie riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso». L’Eucaristia, che significa «ringraziamento», per Carlo ha due significati: quello della comunione e dell’adorazione. Attraverso l’adorazione Carlo vive una dimensione affettiva importante: silenzio e parola, ascolto e amicizia, mistero silenzioso e percezione profonda di Dio. La forza che scaturisce dall’adorazione fa comprendere a Carlo che il corpo di Cristo oltre a stare nell’Eucaristia, è nelle persone che si amano: poveri, piccoli, forestieri, ammalati, anziani, disabili, persone sole. Per Carlo fare elemosina e aiutare quanti hanno bisogno nasce dalla capacità di adorare. I soldi che risparmia li regala ai poveri, agli anziani, alle suore di clausura, ai sacerdoti, agli extracomunitari.

Per lui, «si va diritti in Paradiso, se ci si accosta tutti i giorni all’Eucaristia». Per Carlo «La conversione non è altro che lo spostare lo sguardo dal basso verso l’alto, basta un semplice movimento degli occhi». Nella sua spiritualità si intrecciano elementi di mistica e di ascesi, di comunione e di contemplazione.

Omaggio Papa Francesco


In occasione del Pellegrinaggio a Roma per l'Udienza con Papa Francesco, che faremo i prossimi 11 e 12 novembre come comunità parrocchiale di San Pietro di Novella, abbiamo pensato di portare un particolare omaggio al santo padre, per questo chiediamo a tutti coloro che lo desiderano di scrivere una lettera indirizzata a Papa Francesco che testimoni una esperienza personale, una richiesta particolare o anche semplicemente un messaggio o una preghiera.

Questa lettera deve essere scritta, su un foglio A4, in bella calligrafia o al computer, lasciando lo spazio a sinistra per poterla rilegare in un libro che diventerà appunto il nostro omaggio a Papa Francesco. Sulla lettera occorre scrivere nome, cognome e cellulare (non si sa mai...). Bisogna consegnare questo foglio integro, senza pieghe entro e non oltre sabato 8 novembre a don Beppe.

A completamento del libro inseriremo una o più fotografie della comunità di San Pietro che faremo sabato 8 novembre alle ore 16:15, quindi invitiamo tutti i bambini, ragazzi, giovani e adulti che lo desiderano ad essere presenti presso l'oratorio per le fotografie.

dall'omelia del 2 novembre 2014

Benedetto XVI in una sua omelia pasquale: “È decisivo che quest’uomo Gesù non fosse solo, non fosse un Io chiuso in se stesso. Egli era una cosa sola con il Dio vivente, unito a Lui talmente da formare con Lui un’unica persona. Egli si trovava, per così dire, in un abbraccio con Colui che è la vita stessa. La sua propria vita non era sua propria soltanto, era una comunione esistenziale con Dio e un essere inserito in Dio, e per questo non poteva essergli tolta realmente”.

Questa pienezza, Gesù non la tiene per sé, ma la condivide con noi uomini, assicurando così la risposta adeguata e sorprendente alla nostra sete di vita, in questo modo la sua Pasqua diviene annuncio e promessa della nostra risurrezione, di una sovrabbondanza di vita che vince la morte, nella sua dimensione concreta e corporale, perché parlare di risurrezione non ha senso, se non come atto che coinvolge tutto l’uomo, nella sua storicità e nella sua carne, coinvolgendo il suo vissuto emotivo, affettivo, immerso nel tempo della sua irripetibile esistenza.

A partire dalla parola di Cristo, resa credibile e consistente nell’evento della risurrezione del Crocifisso, noi possiamo stare di fronte alla morte con una speranza affidabile, gustando già “la vita eterna” nella fede in Gesù, e camminando nella sicura prospettiva della nostra risurrezione in Lui, certi che nulla di noi va perduto.

Il servo di Dio Carlo Acutis e Papa Francesco

In attesa di incontrare la sua storia durante la giornata delle famiglie il prossimo 9 novembre, iniziamo a conoscere Carlo Acutis...


La santità di Carlo Acutis è facilmente rintracciabile nelle parole di umiltà e saggezza di Papa Francesco, segno di una straordinaria e palpabile continuità apostolica da Giovanni Paolo II (Il papa che Carlo seguiva durante la sua vita), Benedetto XVI° (Il Santo Padre che Carlo poté seguire un solo anno e al quale offrì tutte le sue sofferenze durante gli ultimi giorni della sua malattia) e questo attuale Pontefice, col quale Carlo si sarebbe trovato d’accordo su tantissime cose.

Ad iniziare dal suo nome Francesco, il santo che tanto amava il piccolo Carlo Acutis, tanto da rivelare ai suoi genitori che nella terra di San Francesco era il luogo in cui si sentiva più felice. E il Signore volle che i genitori acquistassero una casa ad Assisi cinque anni prima della sua morte, per far felice il figlio e fargli vivere quella vocazione santa che il bimbo aveva sempre avuto. Infatti a sette anni aveva ricevuto un permesso speciale per poter fare la Prima Comunione e da quel giorno visse una vita intensamente eucaristica, incredibile per la sua età giovanissima, fino alla fine dei suoi quindici anni.

L’Eucaristia messa al centro della sua vita, lo conduce presto al tavolo dei discepoli di Cristo, facendosi testimone di Dio, tra gli amici, conoscenti, mendicanti, portinai; a chiunque aveva dato un segno della sua appartenenza spirituale al cielo dei santi e dei beati. Segni che dopo la sua prematura morte si sono diffusi per grazia divina e in molti hanno iniziato a chiedere la sua intercessione e in tantissimi Carlo da quel cielo che noi non vediamo, ha cambiato il cuore e indirizzato verso la conversione. Come quando da ragazzino era riuscito a convertire al Cristianesimo diversi domestici di casa che erano di religione di casta braminica indù.

Perciò l’Arcidiocesi di Milano ha iniziato un corso di beatificazione a suo favore, dal 12 Ottobre 2012 anniversario della sua morte, raccogliendo le testimonianze dei devoti e delle persone toccate dalle grazie elargite dal piccolo Servo di Dio. Seguendo l’attuale Pontefice, a chi conosce la storia di Carlo, risulterà facile comprendere tra le righe quanto fosse aderente anche a questo Papa, in fatto di umiltà e di carità.

Si sa da notizie dirette che il piccolo Carlo era amico dei mendicanti della piazzetta di Santa Maria Segreta a Milano (la sua parrocchia) e aiutava come poteva i poveri, con le sue paghette settimanali e certamente con il suo sorriso che, come molti hanno testimoniato, trasmetteva l’amore di Gesù che incontrava giornalmente nel Sacramento dell’Eucaristia.

Papa Francesco esorta i fedeli ad essere “controcorrente” con le attrazioni del mondo ed era esattamente ciò che Carlo fece nella sua vita. Pur venendo da una famiglia senza problemi economici (non era per lui motivo di vanto come di solito fanno i bambini)era amico di tutti e “controcorrente” rispetto ai suoi coetanei perché aveva maturato dentro sé una fede adulta, atta a dare un senso alla sua fugace vita. Sconvolgente il video pubblicato da paco, in cui Carlo si filma da solo con la telecamera tre mesi prima della morte e disse queste parole profetiche: “Sono destinato a morire: muoio…”