La Chiesa

Parrocchia di S. Pietro di Novella



CENNI STORICI

Sul Bollettino «Comunità Parrocchiale di S. Pietro di Novella» abbiamo sintetizzato le possibili origini della Parrocchia nonché del borgo di S. Pietro. Abbiamo cioè sostenuto che la formazione del paese in senso longitudinale si era compiuta sulla traccia del percorso che doveva compiere la gente nella sua lenta emigrazione dal mare verso le valli. Abbiamo esaminato i motivi di questa migrazione dovuta in parte - e con buona probabilità - al desiderio di trovare scampo dalle incursioni piratesche che infestavano il litorale ed alla volontà di colonizzare terreni appetibili per la coltivazione da parte della popolazione rivierasca. Abbiamo accennato alle prime zone edilizie di S. Pietro: quella detta dei "Trei Scain" e alla località di Savagna. 

Ora la nostra narrazione prosegue, dopo questa premessa necessaria per tutti i lettori e si riallaccia al discorso del sorgere della chiesa come luogo di culto ma anche come simbolo di coesione fra i vari centri edilizi autonomi presenti nella valle e sui colli di S. Pietro.

«Sulla destra riva del torrente Boato, che a ponente di Rapallo gitta le sue acque in mare tra i due quartieri di Savagna e Canale s'aderge la bella chiesa di S. Pietro di Novella ...», cosi scrivono i fratelli Remondini in una trattazione vecchia di più di cento anni nel loro libro sulle parrocchie dell' Arcidiocesi di Genova. La loro narrazione storica sulla nostra Parrocchia inizia a partire dal 1311, quando nel numero 78 del «Syndacatus» ci sono riferimenti alla nostra Chiesa a seguito del pagamento delle decime alla plebania di Rapallo.

Nel secolo XIV, infatti, le parrocchie che circondavano Rapallo venivano assoggettate a quest'ultima come si legge nel numero 61 dello stesso «Syndacatus». Tutti i rettori delle varie chiese suffraganee erano tenuti ad intervenire alla plebania di Rapallo nei giorni voluti dalla legge ecclesiastica. La vicaria di Rapallo annoverava pertanto ben 17 parrocchie che diventarono 19 nel 1387. 

I fratelli Remondini erano convinti che i canonici di Rapallo potessero eleggere tutti i rettori delle varie chiese suffraganee. Da studi più recenti pare ormai certo che i sacerdoti su menzionati avevano il privilegio di eleggere solo i parroci di tre comunità, cioè di quelle di S. Maria del Campo, di S. Pietro di Rovereto e di S. Pietro di Novella. Questo diritto era in parte loro derivato dalla Bolla di Papa Giovanni XII, in data 9 giugno 1321, in seguito alla elezione a canonico di Federico Fieschi. 

La possibilità dell'elezione dei parroci, offerta alla Chiese rapallese, confermava l'importanza di quest'ultima tanto da « fare che la plebania di Rapallo non avesse riscontro a quei giorni nella nostra diocesi che in quella soltanto di Lavagna .. . », cosi affermano i Remondini. 

Si deve con tutta probabilità ad Ottobono Fieschi una certa prosperità per la plebania rapallese ed il suo territorio, basta dire che la Chiesa madre annoverava ben 16 canonici. Questi ultimi si radunavano nel Capitolo, organo che aveva anche la funzione di eleggere i rettori delle chiese dipendenti. 

Il 9 gennaio 1321 Monsignor Vivaldo, arciprete di Rapallo su disposizione del Capitolo, nominava parroco di S. Pietro di Novella Guglielmo Fenicolo di Sestri Levante chiedendone conferma all'arcivescovo di Genova, Porchetto Spinola.

Non possediamo notizie precise sulla comunità di S. Pietro prima di questa nomina, tuttavia tutto lascia supporre che la Parrocchia fosse già da tempo costituita e dovesse già possedere una lunga tradizione di culto.

Alcuni storici sono tuttavia concordi nel datare la fondazione della Parrocchia intorno al 1200. Il fatto che la tradizione popolare sia così imprecisa nel fornirci una data inconfutabile è da attribuirsi, con tutta probabilità, all'instabilità della vita parrocchiale e del suo governo; pare infatti che questo si spostasse, nei lontani primordi da una all'altra frazione e parrocchia vicina sotto la spinta del minore o maggiore pericolo delle incursioni piratesche e del conseguente bisogno di sicurezza che spingeva oltre e più avanti gli antichi parrocchiani, determinando dei movimenti talvolta minimi ma significativi per la vita della nostra comunità.

Nel 1387 la nostra comunità pagava una quota di tassa pari a quella di S. Maria del Campo, segno evidente di una certa prosperità. Tuttavia ad un certo benessere economico, non corrispondeva una tranquillità politica che non mancò di far sentire i suoi nefasti influssi anche alla piccola comunità di S. Pietro.

Genova iniziava verso la fine del secolo la decadenza come potenza militare, determinata non solo dalla sconfitta di Chioggia da parte dei Veneziani, ma anche e forse più, dalle lotte intestine tra i suoi cittadini. Già da molto tempo era vivo il contrasto tra i nobili a capo dei quali erano i Doria e gli Spinola (di parte ghibellina) ed i Fieschi ed i Grimaldi (di parte guelfa); tra i nobili e la borghesia marinara; tra la borghesia marinara ed il popolo minuto.

Nel 1339 era stato creato il dogato popolare a vita, con l'elezione a primo doge del popolano Simon Boccanegra; ma neppure questa riforma democratica era riuscita a placare gli animi. Da questo permanente disordine politico traevano profitto gli spiriti di parte che fomentavano la lotta in tutte le sue esasperazioni e con un'azione capillare sul territorio. 

S. Pietro di Novella e più precisamente la località Banchi o della Banca, all'epoca ospitava un castello con una guarnigione ghibellina fedele ai capitani Spinola e Montalto in aperta ostilità con i Fieschi. Questi ultimi nella seconda metà del '400 erano riusciti a stringere un accordo politico-militare con il doge Pietro Fregoso, accordo che doveva poi sfociare in una doppia azione militare. 

Nel 1456 le truppe di Giovanni Filippo Fieschi si portavano sui colli di S. Pietro per distruggere il castello della Banca mentre un'altra azione militare veniva rivolta contro il castello di monte Lasagna, che fu raso al suolo.

«Un silenzio sepolcrale, una greve solitudine avvolge oggi quella nuda vetta di monte, dove un tempo risuonava lo squillo delle trombe e il rumore delle armi», così scrive il sacerdote Romeo Leveroni nei suoi appunti di storia religiosa e civile.

Lasciamo ora alle spalle queste vicende belliche e con esse il secolo XV.

Le cronache del secolo successivo riportano l'elezione a parroco di Stefano Borghese di Rapallo che resse la parrocchia dal 1568 al 1572. Il risalto della notizia deve con buona probabilità riferirsi al fatto che le sorti della nostra comunità vennero in quel periodo unite a quelle della vicina S. Andrea di Foggia. Prova ne è la nomina avvenuta nel 1573, di Giacomo Scotto come parroco di S. Pietro di Novella e di S. Andrea di Foggia. Egli amministrò le due chiese fino al 1586.

Anche gli appunti di Monsignor Bossio datati 1582 parlano chiaramente di tale unione quando si riferiscono alla «ecclesia parochialis S. Andreae de Fodio annexa S. Petto de Novella». Inoltre i fratelli Remondini, citando ulteriori fonti, sostengono che l'estensione del territorio parrocchiale doveva con tutta probabilità comprendere in quel periodo non soltanto Foggia ma anche S. Quirico di Assereto.

Circa la sede del governo parrocchiale in quegli anni era possibile una sua fluttuazione da una all'altra parrocchia anche sotto la spinta degli avvenimenti che, come abbiamo già detto, avevano come protagonisti i saraceni e le loro scorribande.

Nel 1587 venne eletto parroco un certo De Regalibus o forse Antonio Resoagli che resse le comunità di S. Pietro e Foggia fino al 1604. Tuttavia per questa ultima chiesa l'autonomia amministrativa non era lontana. Intorno al 1594, grazie all'interessamento dell'Arcivescovo Alessandro Centurione, S. Andrea di Foggia veniva smembrata, almeno sulla carta, da S. Pietro di Novella, mentre qualche anno prima, nel 1589, si era provveduto ad erigerla a parrocchia ad opera dell'Arcivescovo Antonio Sauli; così riferiscono i Remondini citando un carteggio tra un certo Tassara parroco di Foggia e lo stesso Arcivescovo Centurione.

Tralasciando le questioni territoriali, l'attenzione dei parrocchiani in quegli anni doveva senz'altro essere calamitata dal desiderio di costruire un nuovo edificio di culto.



... interventi e lettere ...

- Sii tu la prima catechista (sia tu papà che mamma) del tuo bambino e ti amerà molto di più.

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Una mamma


La Chiesa di San Pietro nel tempo ...

La Chiesa occupa una felicissima posizione, al centro della valle della frazione omonima, ad evidenziare la centralità del fatto cristiano. L'area, in cui poi sorge la Chiesa, alla fine del X secolo d.C., era un possedimento della Chiesa di S. Pietro in Banchi di Genova, per passare in seguito sotto la giurisdizione della basilica rapallese S.S. Gervasio e Protasio.

Non si ha precisa notizia della fondazione dell'edificio, ma due documenti, precisamente due testamenti, uno del 1256 e l'altro del 1259 in cui viene citata la Chiesa, ci attestano l'esistenza del complesso ecclesiastico già nel XIII sec.

La Chiesa di S. Pietro diventa parrocchia nel 1311. Questa Chiesa più antica doveva essere certo meno vasta di quella attuale, anche se di essa non è rimasta alcuna traccia.

La Chiesa di S. Andrea di Foggia era annessa a quella di S. Pietro e ne fu staccata nel 1594. Di tale annessione ce ne dà conferma la visita pastorale di Monsignor Francesco Bossio.

In occasione di tale visita, effettuata in tutte le Chiese liguri, vennero commissionati alcuni lavori di modifiche. Mons. Bossio ordinò infatti, fra le tante commissioni, di ornare la fonte battesimale marmorea, in conformità alla Chiesa metropolitana; di collocare presso l'ingresso a sinistra tale fonte; che il luogo di deposito dell'arredo sacro venisse chiuso tramite inferiate con una chiave. 

Le notizie più interessanti riguardano il presbiterio, alcuni altari, la sacrestia e l'oratorio. Per quanto concerne la zona presbiteriale, venne ordinato che il gradino, che elevava tale zona rispetto alla navata, venisse abbassato. Gli altari dedicati, uno alla Società di S. Maria e l'altro a S. Giovanni Evangelista dovevano essere ornati di Croci, di tavole dipinte, di candelabri, ecc., mentre il vecchio altare dedicato a S. Pietro doveva essere demolito entro dieci giorni. La sacrestia doveva essere costruita vicino alla cappella dedicava a S. Maria e quest'ultima doveva essere ingrandita.

Venne anche disposto che nei pressi della sacrestia dovesse essere eretto un oratorio e un sanatorio.

La Chiesa attuale conserva l'impianto architettonico di quella costruita nel XVI sec., amplissima senza ulteriori modificazioni di rilievo successive, se si eccettuano alcune aggiunte di cui parleremo in seguito.

Va messo in rilievo che in tale periodo, a cui risalgono i cambiamenti più notevoli, la parrocchia si era già stabilizzata ed ingrandita ed aveva già una lunga tradizione di culto.

La Chiesa cinquecentesca, nella quale possiamo ritrovare quella attuale, in belle proporzioni, presenta pianta rettangolare, una sola navata, cappelle sfondate di un metro e si dilata in larghezza undici metri e in lunghezza ventitrè metri, a cui vanno aggiunti gli otto metri del presbiterio e del coro. L'edificio quindi presenta un andamento longitudinale, con pianta a croce latina, privo di transetto.

La Chiesa è inoltre alta, spaziosa, ricca di belli ed eleganti stucchi che adornano i suoi sette altari e il cornicione.

Si ha notizia, che all'inizio del XVIII sec. erano presenti presso la Chiesa, due compagnie religiose, una con cappa e l'altra senza.

Le confraternite esistenti erano: la cosiddetta «Masseria», a carattere economico e la «Compagnia del S.S. Rosario».

Risalgono al 1721 l'attuale altare maggiore, il pavimento del presbiterio con la balaustra.

Il rettore Bontempo scrive che i due altari vicino alla porta vennero eretti nel 1750.

Da una descrizione della Chiesa del 1888, gli altari risultano cosi divisi:

- il primo a destra dell’ingresso (attuale Battistero) è dedicato al Crocifisso.

Tale altare era già stato eretto in onore di S. Giovanni Evangelista nel 1582 da un tale Battista Zerega.

- Il secondo (oggi dedicato al Sacro Cuore) è dedicato a S. Giuseppe effigiato nel quadro attribuito a Domenico Piola, famoso pittore genovese per la stesura di grandi cicli ad affresco a Genova, nella seconda metà del XVII secolo.

- Il terzo è in marmo ed è dedicato a S. Bernardo e presenta una tela con Maria Vergine venerata dai S.S. Bernardo, Sebastiano e Terenziano.

- Il quarto è l'altare maggiore in marmo con le balaustre. Nell'alto del coro, vale a dire nei catino absidale, in apposita nicchia si trova una "macchina da processione", rappresentante Gesù che consegna le chiavi a S. Pietro. Nella volta del presbiterio stanno dipinte ad affresco due medaglie allusive alle gesta dell'apostolo Pietro.

- Il quinto è intitolato al S. Rosario, come indica una statua lignea posta, sopra l'altare marmoreo, tra due colonne anch'esse in marmo.

- Il sesto (oggi dedicato a Nostra Signora di Montallegro) era dedicato al Sacro Cuore di Gesù, in realtà il suo vero titolare era Nostra Signora del Carmine. Se crediamo all'Alizeri, noto storico dell'arte del XIX sec., il quadro raffigurante Nostra Signora ossequiata da diversi Santi sarebbe opera di Michele da Passano di Levanto.

- Il settimo (oggi dedicato a Nostra Signora del Carmine) era dedicato nel 1770 a S. Domenico, ma nel 1837 viene intitolato alla SS. Concezione.

Sopra la porta si trova la cantoria con l'organo del 1837.

Per quanto riguarda le cappelle, tale parrocchia ne possedeva soltanto una pubblica-privata nel 1750, che nel 1770 venne intitolata a S. Liborio. Era proprietà dei signori Falconi, poi passò ad altre proprietà e successivamente fu demolita. 

Venendo al nostro secolo, nel 1921 il presbiterio venne decorato ed ornato da affreschi di Luigi Morgari, pittore torinese che si dedicò a composizioni di soggetto profano e religioso, piene di movimento e di grandiosità, caratterizzate da tonalità sobrie e delicate.

Morgari buon colorista, rapido nell'esecuzione, lasciò una abbondantissima produzione in alcune Chiese del Piemonte, della Liguria e della Lombardia.

Nel 1930 la Chiesa fu dotata dell'attuale grandiosa facciata, opera di Italo Primi, che risente della tradizione delle facciate ad affresco genovesi e liguri, caratterizzate da una gamma di colori che contempla il giallo canarino, l'ocra, il bruciato, ecc ....

In questi ultimi anni la Chiesa è stata oggetto di restauri accurati, che hanno restituito all'edificio il suo antico splendore.