Incontro 29 gennaio 2015

Chi è così importante e cruciale nella nostra vita da poter affermare quanto sostiene una canzone di Mina quando afferma: “ E se domani all’improvviso perdessi te avrei perduto il mondo intero…”?

“Solo qualcuno che rappresenti talmente il significato del vivere che senza di lui, senza la sua presenza, io perdo tutto, sono spaesato, smarrito. E’ ciò che il figlio prodigo ha dovuto scoprire attraverso un cammino….” 

Rembrandt - Il ritorno del figliol prodigo
“Proprio per questo, quella del figliol prodigo rimarrà sempre come l’immagine di chi, avendo ricevuto tutto (casa, beni, padre), non può resistere al fascino della sua autonomia, di fare da sé, perché, non avendo capito che cosa ha tra le mani, che cosa ha ricevuto, tutto gli sembra un ostacolo per la sua libertà, tutto gli sta stretto. E tutti possiamo immaginare il fremito del padre davanti alla libertà del figlio che si intestardisce, non riconoscendo quello che era evidente. Che cosa può fare? Come padre deve accettare e deve dare al figlio il tempo per capire… solo quando si trova a mangiare con i porci, dice il Vangelo, rientra in sé e comincia a capire. Quando sembrava che tutto fosse perduto, il figliol prodigo si ritrova dentro qualcosa che non si è smarrito: proprio nel momento apparentemente più oscuro e confuso emerge il suo cuore, con tutte le sue evidenze ed esigenze costitutive. E tutti i suoi sbagli non possono cancellare la memoria della sua casa, di suo padre e del tenore di vita dei suoi salariati. E questo gli consente di giudicare, di fare un velocissimo paragone tra la situazione precedente e quella attuale: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame». E così può recuperare – e anche noi possiamo recuperare −, dal di dentro della sua esperienza e anche dai suoi sbagli, quello che lui pensava già di sapere, si rende conto delle dimensioni del suo bisogno e del bene che è avere un padre.

Lui sapeva di avere un padre, ma non lo sapeva veramente; aveva ricevuto tutto, ma questo lo ha dovuto riscoprire… Non è che il padre lo abbia cacciato di casa o lo abbia spinto a sbagliare; no, è che noi siamo così scemi che pensiamo che ci sia sempre un altro luogo – immaginato da noi − dove possiamo rintracciare di più noi stessi. E allora finalmente il figliol prodigo capisce dove si trova la libertà, scopre che la libertà è un legame, è una casa, è un padre: e riconosce il bene che significa avere un padre che lo abbraccia di nuovo e lo riaccoglie come figlio. Il padre, a sua volta, è felice di vedere come la sua pazienza nei confronti della libertà del figlio gli ha consentito di ritrovarlo come figlio, ed è grato di avere un figlio contento di essere figlio, perché lui non vuole dei servi, ma vuole dei figli. E allo stesso tempo sarà sempre davanti a noi come esempio il fatto che un rimanere a casa in modo formale, come ha fatto l’altro figlio della parabola, non significa necessariamente avere capito che cosa voglia dire l’essere figlio e l’avere un padre, perché si può restare in casa lamentandosi….” ( don J. Carron)

In questi mesi sono stato molto colpito dalla figura del padre misericordioso e del figlio prodigo. Attraverso questa testimonianza ho riletto la mia vita, la mia storia ed un senso di commozione e di gratitudine è cresciuto in me… perché l’incontro con Cristo coincide con una esperienza di questo tipo. E mi sembra il modo migliore per introdurci a questa domanda:

Come faccio ad incontrare Cristo oggi? Dove lo trovo? Come posso io fare la stessa esperienza che hanno fatto gli Apostoli, o Zaccheo , o la Maddalena?

Per rispondere insieme a questa domanda voglio invitarvi ad un momento di dialogo e di ascolto: 

GIOVEDI’ 29 GENNAIO 2015 ALLE ORE 21.15 PRESSO L’ORATORIO DI SAN PIETRO DI NOVELLA

                                                                                                        Il Parroco Sac. Giuseppe Culoma

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