dall'omelia di domenica 18 gennaio 2015

Andare, toccati e commossi da un invito, vedere dove egli dimora, e dimorare con lui, dando tempo e spazio ad una frequentazione che approfondisce l’impressione iniziale avvertita nel primo incontro: questo è il dinamismo dell’esistenza cristiana, che assume per ogni credente una forma ecclesiale e personale insieme. In fondo, il racconto di Giovanni ci offre gli indizi per riconoscere quando nella nostra vita accade o riaccade un incontro simile, che spalanca il cammino dell’essere discepoli e amici di Cristo, perché, tutte le volte che viviamo “qualcosa”, come l’imbatterci nel volto di un testimone o di una comunità, l’ascoltare, come se fosse la prima volta, una parola della Scrittura che ci fa “ardere il cuore”, il vivere un tempo forte di preghiera che ci mette alla presenza del Signore, e in noi si verifica lo stesso dinamismo dell’inizio, stiamo vivendo la contemporaneità di Cristo alla nostra vita.

Un incontro vero con lui lo possiamo riconoscere perché sommuove il cuore, tanto che ne ricordiamo l’ora, provoca la libertà, fa nascere il desiderio di proseguire l’esperienza e di crescere in una familiarità, e suscita il desiderio di condividerlo con altri, come è accaduto ad Andrea che subito ha trasmesso al fratello Simone la certezza scoperta quel pomeriggio: “Abbiamo trovato il Messia”.



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